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Tuttavia, rimane il colpo d'occhio, la sensazione quasi viscerale di colui che volge lo sguardo per la prima volta al bassorilievo: sembra un'uomo posto nell'abitacolo di un'astronave, o di una qualche specie di mezzo volante!
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2). La Navicella di Tropakkale; nel sito, anticamente noto come Tuspa, in Turchia, e' stata rinvenuto un manufatto in argilla (ad oggi custodito nel museo di Istanbul) in parte attinente all'argomento dell'OOPARTS che abbiamo descritto precedentemente. Anche in questo caso infatti si tratta di quello che, a prima vista, sembrebbe la riproduzione di una sorta di "navicella volante", ma stavolta aperta nella parte superiore, monoposto, e con reattore posteriore.
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.Al posto di guida si distingue ancora (nonostante il capo del personaggio sia andato perduto) una sorta di astronauta, con una tuta molto simile a quella che usano i nostri piloti per andare nello spazio, con degli elementi flessibili che riportano ancora la mente a costrutti dei nostri giorni; degni di nota anche i 2 tubi posti sul troncone di collo dell'ignoto viaggiatore, che potrebbero far pensare ad una qualche sorta di respiratore...
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Questo perchè il foro non presenta incrinature radiali sui bordi, come inevitabilmente avrebbe dovuto se si fosse trattatto di un foro provocato da una punta di freccia, di lancia o simile, mentre un foro dai bordi tanto netti e precisi, a detta degli esperti, può essere stato prodotto solamente da un corpo estremamente solido che sia andato a collidere col cranio ad altissima velocità... Come dicevamo il cranio pertanto, appartenente ad un'uomo di Neanderthal, ha un'eta' che e' stata stimata in 38mila anni circa; purtroppo, differenti le foto, differenti le versioni note. Per la prima, il ritrovamento sarebbe stato fatto (anno imprecisato) nello Zambia, mentre per la 2°, sarebbe stato rinvenuto nel 1920 in Rodesia, e si troverebbe attualmente presso il British Museum.
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Per dovere di cronaca, riportiamo di essere a conoscenza dell'esistenza anche di un cranio di un bufalo (se ben ricordiamo) avente datazione simile ed anch'esso con un foro da supposta arma da fuoco, solo che di quest'ultimo siamo riusciti a trovare solamente informazioni vaghe e frammentarie senza alun documento fotografico; nel caso dovessimo reperire maggiori informazioni, produrremo un'aggiornamento di questo paragrafo.
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4). Le Lampade di Hathor; gli e' stato dato comunemente questo nome, in quanto sui bassorilievi rinvenuti nel 1857 dall’archeologo francese Auguste F.F. Mariette nel santuario della Dea Hathor, sito a Dendera nel basso Egitto, sono raffigurati dei manufatti che effettivamente ricordano gli elementi della moderna lampadina.
Ovviamente gli studiosi piu' attacati alla visione ortodossa della storia hanno cercato spiegazioni ordinarie e razionali, asserendo che sarebbe una semplice rappresentazione di un fiore rituale degli egizi. Tuttavia ulteriori studi sulle immagini e sulle possibili applicazioni nella vita reale dell'epoca effettuati da persone meno tradizionaliste, hanno poi avuto esiti straordinari: si presume possano essere congegni costituenti grandi lampade fluorescenti, collegate a terra tramite un cavo che ne collega un polo, ed in cui l'altro è collegato ad un generatore di energia come potrebbe essere oggi un isolatore per l'alta tensione. Ne sarebbe stato costruito un'esemplare, in via sperimentale, dall'ingegnere elettrotecnico Walter Garn (su indicazione degli archeologi P.Krassa e R.Habeck, di Vienna), cercando di riprodurre il meccanismo tenendo conto dell'esatta forma e proporzioni della "lampada" per come ci e' stata descritta, e tale esperimento avrebbe dato esito positivo, dimostrandosi perfettamente funzionante!
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5). I Teschi in Cristallo. Intorno al 1970 vennero trovati 2 di questi anomali reperti;ovvero 2 riproduzioni di teschi umani realizzate in cristallo di quarzo. Anche la datazione di tali manufatti e' incerta, e risalirebbero da circa 800 a forse 2000 (o piu') anni fa... la fattura sarebbe presumibilmente di culture meso-americane, ma il dato che lascia davvero esterefatti e' che dapprima vennero effettuate su di essi analisi approfondite ma dall'esito incerto, dopodichè i 2 "teschi" vennero fatti analizzare ad un gruppo di ricercatori della Hawlett-Packard, la nota azienda operante nel settore elettro-informatico.
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Tali esperti determinarono innanzitutto che dovevano entrambi essere stati ricavati da un'unico blocco di cristallo naturale; inoltre, stabilirono che per ottenere un risultato finale cosi' elaborato e rifinito, sarebbe occorso un'anno di lavoro...mediante l'uso di strumenti elettrici "moderni" forniti di punte di diamante, l'unico elemento in grado di lavorare il cristallo di quarzo. Ed anche in tale improbabile eventualità, persino oggi non sarebbe possibile terminare il lavoro senza produrre la minima imperfezione o scheggiatura, neppure nei punti più sottili... risultato che in effetti gli ignoti autori sono invece riusciti ad ottenere!
Le due opere infatti sono perfettamente liscie e levigate, nei minimi particolari. Un'altra teoria, che spiegherebbe l'assenza delle predette imperfezioni, è che i "teschi" siano il risultato di un lunghissimo e certosino lavoro manuale... senonchè, in tale ipotesi il lavoro compiuto da tali maestri artigiani che ne avrebbero curato la forma e la levigatura con sabbia ed acqua partendo da un blocco iniziale tre volte più grande dell’opera finale, sarebbe dovuto durare... non meno di trecento anni.
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